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Pesca a Tataki
La tecnica del Tataki è una particolare metodologia di pesca, originaria del Giappone, che negli ultimi anni ha conosciuto una crescente diffusione anche nelle acque europee e italiane.
Questa tecnica è principalmente utilizzata per catturare cefalopodi come calamari e seppie, specie apprezzate dai pescatori sportivi non solo per la qualità delle catture, ma anche per la sfida tecnica e l'abilità necessaria a padroneggiarne le fasi.
Tataki deriva da un termine giapponese che indica l'azione di "colpire" o "battere", e infatti, la caratteristica principale di questa tecnica è proprio il movimento ritmato e deciso che l'esca deve compiere in acqua per attrarre le prede. Diversamente da altre tecniche, che prevedono movimenti più morbidi e meno aggressivi, il Tataki è riconoscibile proprio dalla sua energia.
Il sistema di pesca Tataki si basa principalmente sull'uso di una canna specifica, corta, leggera e dotata di una buona sensibilità, abbinata a un mulinello compatto e leggero. Fondamentale è l'impiego di fili sottili e resistenti, solitamente trecciati, che consentono al pescatore di percepire anche il più leggero contatto con il calamaro o la seppia. La scelta del filo rappresenta un elemento cruciale per questa tecnica: generalmente, si utilizzano fili in treccia di alta qualità, come quelli proposti da Asso Fishing Line, caratterizzati da elevata resistenza all'abrasione, ridotta elasticità e diametri estremamente sottili. Queste caratteristiche permettono una sensibilità eccezionale, fondamentale per percepire immediatamente le abboccate e rispondere con tempestività, incrementando sensibilmente le catture.
La montatura Tataki è molto particolare e prevede l'utilizzo di esche artificiali, dette oppai, generalmente realizzate in silicone morbido. Queste esche sono caratterizzate da colori molto vivaci e brillanti, spesso fosforescenti, che risultano particolarmente efficaci in condizioni di scarsa visibilità o durante la pesca notturna, momenti ideali per praticare questa tecnica.
La lenza utilizzata prevede l'impiego di più esche artificiali, solitamente da due fino a cinque, posizionate lungo la stessa lenza madre tramite brevi braccioli laterali. Anche in questo caso, l'utilizzo di fili di qualità elevata è determinante: è consigliabile impiegare fili specifici, molto sottili e resistenti, per la realizzazione dei braccioli, garantendo così un movimento naturale e fluido delle esche. La distanza tra un oppai e l'altro è variabile, generalmente dai 20 ai 40 centimetri, in modo da coprire una maggiore area di pesca e attirare così più facilmente le prede.
Uno degli aspetti che rendono la tecnica Tataki estremamente apprezzata è la modalità stessa con cui viene praticata. La pesca avviene generalmente in deriva, cioè lasciandosi trasportare lentamente dalla corrente marina, facendo oscillare le esche verticalmente. Il pescatore, con movimenti rapidi del polso e piccoli colpi della canna, imprime agli oppai un movimento vibrante, irresistibile per calamari e seppie che vengono attratti dai rapidi e ripetitivi cambi di direzione delle esche.

La pesca Tataki può essere praticata a varie profondità, generalmente comprese tra i 10 e i 50 metri, a seconda della stagione e della presenza delle prede. Durante il periodo primaverile e autunnale, quando calamari e seppie si avvicinano maggiormente alle coste per riprodursi, la pesca è particolarmente produttiva in acque meno profonde, intorno ai 10-20 metri. In estate e inverno, invece, questi cefalopodi tendono a stare più profondi, rendendo necessario l'uso di piombi più pesanti per raggiungere le giuste profondità.
Per ottenere risultati ottimali, è importante utilizzare materiali di alta qualità: fili da pesca resistenti e trecciati sottili, come quelli della gamma Asso Fishing Line, consentono di trasmettere con efficacia i movimenti dell’esca e facilitano la percezione delle abboccate. Inoltre, una buona qualità degli oppai, che devono mantenere un comportamento naturale e realistico in acqua, è cruciale per stimolare la curiosità dei cefalopodi più diffidenti.
La tecnica Tataki offre non solo un’alta probabilità di cattura, ma rappresenta anche una sfida tecnica affascinante, che richiede al pescatore di affinare sensibilità e tecnica nel tempo. Per chi si avvicina per la prima volta al Tataki, è consigliabile iniziare con attrezzature più semplici, aumentando progressivamente la complessità della propria strumentazione man mano che si acquisisce esperienza.
Negli ultimi anni, molti pescatori italiani hanno scoperto il fascino e l'efficacia di questa tecnica, organizzando competizioni e raduni. In tali eventi, la qualità della lenza e dei fili utilizzati assume un ruolo determinante, influenzando direttamente la performance e la soddisfazione del pescatore.
In definitiva, la tecnica Tataki rappresenta una modalità divertente e produttiva per approcciarsi alla pesca dei cefalopodi, adatta sia ai principianti che vogliono mettersi alla prova con una nuova sfida, sia ai pescatori esperti che desiderano affinare ulteriormente le loro capacità tecniche.